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Gian Porcospino
Grimm Märchen

Gian Porcospino - Fiaba dei Fratelli Grimm

Tempo di lettura per bambini: 13 min

C’era una volta un ricco contadino che non aveva figli. Spesso, quando si recava in città con gli altri contadini, questi lo canzonavano e gli domandavano perché‚ non avesse figli. Un giorno si arrabbiò e quando arrivò a casa disse: „Voglio avere un figlio, fosse anche un porcospino.“ Ed ecco, sua moglie mise al mondo un bambino, mezzo porcospino e mezzo uomo, e quando lo vide inorridì e disse: „Vedi, ci hai gettato un maleficio!“ Disse l’uomo: „Che cosa ci vuoi fare? Dobbiamo battezzarlo lo stesso, ma non possiamo prendere un compare.“ La donna rispose: „E non possiamo chiamarlo che Gian Porcospino.“ Dopo il battesimo, il parroco disse: „Con questi aculei non può entrare in un letto normale.“ Così sistemarono un po‘ di paglia dietro la stufa e ci misero Gian Porcospino. Egli non poteva neanche essere allattato dalla madre, perché‚ l’avrebbe punta con quegli aculei. Così se ne stette dietro la stufa per otto anni, e suo padre non ne poteva più e si augurava solo che morisse; ma egli non morì e se ne stava là disteso. Ora avvenne che ci fu un mercato in città, e il contadino volle andarci, perciò domandò alla moglie che cosa dovesse portarle. „Un po‘ di carne e qualche panino, quel che occorre in casa,“ disse lei. Poi chiese alla serva, che voleva un paio di pantofole e delle calze con lo sprone. Infine chiese: „E tu, Gian Porcospino, cosa vuoi?“ – „Babbino,“ disse questi, „portami una cornamusa.“ Quando il contadino tornò a casa, diede alla moglie ciò che aveva comprato, carne e panini; poi diede alla serva le pantofole e le calze con lo sprone, infine andò dietro la stufa e diede la cornamusa a Gian Porcospino. E quando questi ebbe la cornamusa, disse: „Babbino, andate alla fucina e fatemi ferrare il mio gallo, così partirò e non tornerò mai più.“ Il padre era felice di potersene liberare; gli fece ferrare il gallo e, quando fu pronto, Gian Porcospino gli salì in groppa, portando con s‚ anche asini e porci che voleva custodire nel bosco. Nel bosco il gallo dovette volare con lui su un albero alto, ed egli rimase lassù a custodire asini e porci. Egli rimase molti anni lassù mentre il suo branco si ingrossava e suo padre non sapeva più nulla di lui. Sull’albero, egli suonava la sua cornamusa, e la musica era bellissima. Un giorno un re che si era perduto passò di là e udì la musica; se ne meravigliò e mandò un suo servo a vedere da dove venisse. Quello si guardò attorno ma vide soltanto un animaletto seduto in cima a un albero; sembrava un gallo, con un porcospino in groppa che suonava. Allora il re ordinò al servo di domandargli perché‚ se ne stesse là seduto, e se sapesse dove passava la strada per il suo regno. Allora Gian Porcospino scese dall’albero e disse che gli avrebbe indicato il cammino se il re gli prometteva per iscritto la prima cosa che a corte gli fosse venuta incontro al suo arrivo. Il re pensò: „Puoi farlo benissimo, tanto Gian Porcospino non capisce nulla e tu puoi scrivere quello che vuoi.“ Così prese penna e inchiostro e scrisse qualcosa e, quando ebbe finito, Gian Porcospino gli indicò la strada ed egli arrivò felicemente a casa. Ma sua figlia, vedendolo da lontano, piena di gioia gli corse incontro e lo baciò. Egli pensò a Gian Porcospino e le raccontò quel che gli era successo: che aveva dovuto promettere per iscritto a uno strano animale ciò che a casa gli fosse venuto incontro per primo; l’animale stava in groppa a un galletto e suonava molto bene; ma egli aveva scritto che non gli avrebbe dato nulla perché‚, tanto, Gian Porcospino non sapeva leggere. La principessa ne fu felice e disse che era ben fatto, perché‚ non ci sarebbe andata in nessun caso.

Ma Gian Porcospino custodiva gli asini e i porci, era sempre allegro e sedeva sull’albero a suonare la cornamusa. Ora avvenne che un altro re arrivò in carrozza con i suoi servi e alfieri; si era perduto e non sapeva tornare a casa, poiché‚ il bosco era tanto grande. Udì subito la bella musica da lontano e disse al suo alfiere di andare a vedere cos’era e di dove veniva la musica. Questi andò sotto l’albero e vide il gallo con Gian Porcospino in groppa. Gli domandò che cosa stesse facendo lassù. „Custodisco asini e maiali; ma voi, cosa volete?“ L’alfiere rispose che si erano persi e che non potevano più tornare nel loro regno, e s’egli voleva indicare loro il cammino. Allora Gian Porcospino scese dall’albero con il gallo e disse al vecchio re che gli avrebbe indicato la strada se gli avesse concesso la prima cosa che gli fosse venuta incontro davanti al suo castello. Il re rispose di sì e firmò la promessa a Gian Porcospino. Allora questi lo precedette in groppa al suo gallo, gli mostrò la strada, e il re fece ritorno felicemente nel suo regno. Quando giunse a corte, la gioia fu grande. Il re aveva un’unica figlia, molto bella; lei gli venne incontro, gli saltò al collo, lo baciò, felice che il vecchio padre fosse tornato. Gli chiese dove fosse stato così a lungo in giro per il mondo, ed egli le raccontò di essersi perso e che forse non avrebbe più fatto ritorno; ma mentre attraversava un gran bosco, un essere mezzo porcospino e mezzo uomo, che stava in cima a un albero in groppa a un gallo, e suonava molto bene, lo aveva aiutato e gli aveva mostrato il cammino; in cambio però egli aveva dovuto promettergli la prima cosa che gli fosse venuta incontro a corte, e questa era lei, e ora egli era tanto afflitto. Ma lei gli promise che, all’arrivo di Gian Porcospino, lo avrebbe seguito volentieri per amore del suo vecchio padre.

Ma Gian Porcospino custodiva i suoi porci, e i porci mettevano al mondo altri porci e diventarono tanti che tutto il bosco n’era pieno. Allora Gian Porcospino mandò a dire a suo padre di sgombrare tutti i porcili del villaggio e di fare spazio, poiché‚ egli sarebbe arrivato con un branco tale di porci che, se avessero voluto, tutti avrebbero potuto macellare. All’udire questa notizia, il padre si rattristò perché‚ pensava che Gian Porcospino fosse morto da un pezzo. Gian Porcospino, invece, salì in groppa al suo gallo, menò i porci fino al villaggio e li fece macellare. Ah, fu una strage il cui rumore si poteva udire a due ore di distanza! Poi Gian Porcospino disse: „Babbino, andate nella fucina a far ferrare ancora una volta il mio gallo; poi me ne vado e non torno più in vita mia.“ Allora il padre fece ferrare il gallo ed era felice che Gian Porcospino non volesse più tornare.

Gian Porcospino se n’andò nel primo regno; il re aveva ordinato che, se arrivava uno in groppa a un gallo e con una cornamusa, gli sparassero tutti contro, lo battessero e lo ferissero, perché‚ non entrasse nel castello. Così quando arrivò Gian Porcospino, gli si gettarono addosso con le baionette; ma egli spronò il suo gallo, e volò oltre la porta, fino alla finestra del re; vi si posò e gli gridò di dargli ciò che aveva promesso, altrimenti avrebbe ucciso lui e sua figlia. Allora il re pregò la figlia di andare da Gian Porcospino, per salvare la sua vita e quella del padre. Lei si vestì di bianco, e il padre le diede una carrozza con sei cavalli, valletti sfarzosi, denaro e beni. Lei salì in carrozza e Gian Porcospino vi si sedette accanto con il gallo e la cornamusa; poi presero congedo e partirono, e il re pensava che non l’avrebbe mai più rivista. Invece andò in modo ben diverso. Quando furono a qualche distanza dalla città, Gian Porcospino la svestì e la punse con i suoi aculei finché‚ fu tutta sanguinante e disse: „Questa è la ricompensa per la vostra slealtà; vattene, non ti voglio.“ Così la cacciò e la rimandò a casa, e lei fu disonorata per tutta la vita.

Gian Porcospino invece proseguì sul suo gallo e con la sua cornamusa verso il secondo regno, dove si trovava l’altro re al quale aveva indicato la strada. Questi aveva ordinato, se arrivasse uno come Gian Porcospino, di presentargli le armi, lasciarlo entrare liberamente, gridare evviva e introdurlo nel castello. Quando la principessa lo vide, inorridì perché‚ il suo aspetto era davvero bizzarro; ma pensò che non c’era nient’altro da fare, l’aveva promesso a suo padre. Così diede il benvenuto a Gian Porcospino, egli dovette accompagnarla alla tavola regale, e lei sedette al suo fianco, mangiarono e bevvero insieme. Alla sera, quando fu ora di andare a dormire, lei aveva molta paura dei suoi aculei, ma egli le disse di non temere, non le avrebbe fatto alcun male; e disse al vecchio re di mandare quattro uomini che facessero la guardia davanti alla porta della loro camera e accendessero un gran fuoco: entrato in camera per mettersi a letto, egli sarebbe sgusciato fuori dalla sua pelle di porcospino e l’avrebbe lasciata davanti al letto; allora i quattro uomini dovevano raccoglierla in fretta, gettarla nel fuoco e aspettare che il fuoco l’avesse distrutta. Quando la campana suonò le undici, egli entrò in camera, si tolse la pelle di porcospino e la lasciò per terra davanti al letto; allora vennero gli uomini, la presero in fretta e la gettarono nel fuoco; e quando il fuoco l’ebbe distrutta, egli fu libero dall’incantesimo, e giaceva nel letto ormai del tutto uomo; però era nero come il carbone, come se lo avessero bruciato. Il re mandò a chiamare il suo medico, che lo lavò con dei buoni unguenti e lo profumò; ed egli divenne un giovane signore, bianco e bello. Quando lo vide, la principessa ne fu felice; si alzarono contenti, mangiarono e bevvero, si festeggiarono le loro nozze e Gian Porcospino ottenne il regno dal vecchio re.

Quando fu trascorso qualche anno, andò con la sua sposa dal padre e gli disse che era suo figlio; ma il padre rispose che non ne aveva: glien’era nato solo uno che aveva gli aculei come un porcospino, e se n’era andato in giro per il mondo. Allora egli si fece riconoscere e il vecchio padre si rallegrò e lo seguì nel suo regno.

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Contesto

Interpretazioni

Linguistica

„Gian Porcospino“ è una fiaba dei Fratelli Grimm che narra la storia di un contadino ricco ma senza figli, che esprime il desiderio di avere un erede, fosse pure un porcospino. Così nasce Gian Porcospino, una creatura metà umana e metà porcospino. Cresce isolato dietro la stufa di casa, incapace di integrarsi a causa dei suoi aculei.

A un certo punto, Gian Porcospino chiede al padre di fargli fare un lavoro alla fucina per il suo gallo e annuncia che se ne andrà per non tornare mai più. Montato su un gallo e portando con sé asini e porci, si stabilisce in un bosco, dove vive per molti anni suonando la cornamusa sugli alberi. Durante questo periodo, due re si perdono nel bosco e chiedono il suo aiuto per ritrovare la strada di casa. In cambio, Gian Porcospino pretende che ciascuno di loro gli prometta la prima cosa che vedranno al loro ritorno a corte.

Il primo re promette, ma poi tenta di raggirarlo scrivendo una falsa promessa, poiché non crede che Gian Porcospino possa leggerla. Al ritorno al suo regno, viene accolto dalla figlia senza sapere che sarebbe stata lei l’oggetto della promessa. Il secondo re, invece, mantiene la sua parola e acconsente a dare sua figlia in sposa a Gian Porcospino.

Gian Porcospino si dirige quindi al primo regno per reclamare ciò che gli spetta, ma viene accolto ostilmente. Dopo essere riuscito a entrare, punisce la principessa rifiutandola e mandandola disonorata a casa.

Nel secondo regno, invece, viene accolto con rispetto e benevolenza. La principessa, nonostante l’aspetto spaventoso di Gian Porcospino, lo accoglie senza riserve. Quella notte, Gian Porcospino si toglie la pelle spinosa, e gli inservienti la bruciano nel fuoco, liberandolo dal suo incantesimo e rivelando un giovane principe bellissimo. Si sposano e regnano insieme felicemente.

Dopo qualche tempo, Gian Porcospino torna dal padre, rivelandogli la sua vera identità. Il padre, incredulo, alla fine riconosce suo figlio e si unisce a lui nel suo regno, con grande gioia di tutti.

La fiaba esplora temi come il desiderio, l’accettazione, la trasformazione e l’importanza di mantenere le promesse.

La fiaba dei Fratelli Grimm, „Gian Porcospino,“ è una storia ricca di simbolismo e significati nascosti. Si tratta di una narrazione che esplora temi come il desiderio, la repulsione e la redenzione. Ecco alcune chiavi di lettura e interpretazioni che possono emergere dalla storia:

Desiderio e Conseguenze: L’inizio della storia è innescato dal desiderio impulsivo del contadino di avere un figlio, anche se fosse un porcospino. Questa affermazione impulsiva si avvera letteralmente, portando alla nascita di Gian Porcospino. È un monito sulle conseguenze che possono derivare da desideri espressi senza riflessione.

Diversità e Accettazione: Gian Porcospino è un simbolo della diversità e di come venga percepita e accettata dalla società. Nella sua forma metà umana e metà animale, rappresenta l’outsider che non si adatta ai normali standard estetici e sociali, ma che alla fine trova il suo posto nel mondo.

Il Viaggio di Sviluppo Personale: L’allontanamento di Gian Porcospino dalla casa dei genitori e il suo periodo nel bosco possono essere interpretati come una metafora del processo di crescita personale e del viaggio verso la scoperta di sé. Durante il suo soggiorno nel bosco, egli diventa autonomo e sviluppa un’abilità particolare, indicata dalla sua maestria nel suonare la cornamusa.

Redenzione e Trasformazione: La trasformazione finale di Gian Porcospino in un bel giovane al termine della storia simboleggia il culmine del suo percorso di crescita e la possibilità di redenzione e cambiamento. Il gesto di bruciare la pelle di porcospino rappresenta l’abbandono del passato e delle limitazioni percepite, sancendo una rinascita spirituale e fisica.

Promesse e Moralità: Le promesse fatte dai re e le conseguenze del loro mancato rispetto sono un tema centrale della fiaba. La fedeltà alla parola data è cruciale nel costruire relazioni di fiducia e Gian Porcospino punisce o premia i re in base alla loro lealtà e onestà.

Dualità e Complezze Umane: La natura duale di Gian (metà porcospino, metà umano) può essere vista come un’allegoria della complessità umana, con impulsi e aspetti diversi che convivono all’interno di ogni persona.

Queste interpretazioni mostrano come la fiaba non sia solo una semplice storia di avventura e trasformazione, ma contenga riflessioni profonde sulle dinamiche umane, sociali e psicologiche che continuano a essere pertinenti anche oggi.

L’analisi linguistica della fiaba dei Fratelli Grimm „Gian Porcospino“ permette di esplorare diversi livelli del testo, inclusi lessico, sintassi, semantica e stile, offrendo una comprensione più approfondita della narrativa.

Lessico e Semantica: La fiaba utilizza un linguaggio semplice e diretto, tipico delle narrazioni orali. Le parole evocano immagini forti e immediate, che facilitano l’immersione del lettore nel contesto fantastico. Il lessico è ricco di termini concreti legati alla vita contadina e al mondo fantastico, come „cornamusa“, „gallo“, „porcospino“. La semplicità lessicale accompagna il carattere simbolico dei personaggi e le loro esperienze.

Sintassi: La sintassi rispecchia la struttura delle fiabe tradizionali, con frasi principalmente brevi e coordinate. Le proposizioni sono spesso collegate da congiunzioni semplici, come „e“ e „ma“, contribuendo a un ritmo narrativo cadenzato, che agevola la memorizzazione, caratteristica tipica delle fiabe, che si prestano alla trasmissione orale.

Stile: Lo stile è descrittivo, ma senza eccessi verbali, mirato soprattutto a delineare l’azione. Le descrizioni, sebbene contenute, sono efficaci nel costruire ambientazioni e personalità dei personaggi. Lo stile presenta una certa ripetitività, sia nelle azioni sia nelle strutture, che rafforza il didascalismo tipico delle fiabe, dove la morale o l’insegnamento sotteso si amplifica attraverso la ripetizione.

Figure Retoriche: Nella fiaba è presente l’uso di simboli e metafore. Gian Porcospino stesso è una figura simbolica complessa, che racchiude dualità e opposizioni (uomo-animale, fuori-dentro, accettazione-rifiuto). La trasformazione finale di Gian Porcospino è metafora di cambiamento e crescita personale, una costante nelle fiabe dove il protagonista.

Temi e Morale: I temi principali includono l’accettazione della diversità, il valore della parola data, e il superamento delle apparenze. La morale della fiaba sembra suggerire che l’amore e la lealtà autentici riescono a trasformare e liberare, portando a una realizzazione personale e alla felicità.

Dialoghi: I dialoghi sono funzionali, quotidiani e diretti, contribuendo alla progressione della storia. I personaggi esprimono desideri e paure in modo chiaro, senza ambiguità, rendendo le loro intenzioni subito comprensibili. Questo facilita l’identificazione del lettore, soprattutto i bambini, con situazioni e emozioni semplici ma profonde.

Gian Porcospino: „, con la sua struttura tipica e i suoi elementi stilistici, è un esempio calzante di come le fiabe dei Fratelli Grimm usino il linguaggio per comunicare, attraverso simboli e racconti, verità universali e insegnamenti morali, trasmettendo al tempo stesso un ricco immaginario culturale.


Informazioni per analisi scientifiche

Indicatore
Valore
NumeroKHM 108
Aarne-Thompson-Uther IndiceATU Typ 441
TraduzioniDE, EN, ES, FR, PT, IT, JA, NL, PL, RU, TR, VI, ZH
Indice di leggibilità di Björnsson44.5
Flesch-Reading-Ease Indice21.3
Flesch–Kincaid Grade-Level12
Gunning Fog Indice18.6
Coleman–Liau Indice10.5
SMOG Indice12
Indice di leggibilità automatizzato12
Numero di caratteri9.768
Numero di lettere7.733
Numero di frasi70
Conteggio parole1.728
Parole medie per frase24,69
Parole con più di 6 lettere343
Percentuale di parole lunghe19.8%
Sillabe totali3.278
Sillabe medie per parola1,90
Parole con tre sillabe411
Parole di percentuale con tre sillabe23.8%
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