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La famiglia felice
Grimm Märchen

La famiglia felice - Fiaba di Hans Christian Andersen

Tempo di lettura per bambini: 9 min

La più grande foglia verde che si trovi nel nostro paese è sicuramente quella di farfaraccio. Se la si tiene intorno alla vita fa da grembiule, e se la si mette in testa ripara dalla pioggia quasi come fosse un ombrello, perché è straordinariamente grande. Il farfaraccio non cresce da solo, anzi, dove ce n’è una spuntano tante altre piantine; è proprio una bellezza! E questa bellezza è il nutrimento delle lumache. Quelle grosse lumache bianche che la gente distinta una volta faceva cuocere in fricassea, e poi mangiava esclamando: «Mmm, come sono buone! » – e credeva veramente che lo fossero – si nutrivano delle foglie del farfaraccio che veniva seminato per loro. C’era dunque una volta un vecchio castello, dove non si mangiavano più le lumache, perché si erano estinte; ma non si erano estinte le piante di farfaraccio, che crescevano sempre più lungo i sentieri e le aiuole, tanto che non era più possibile controllarle; s’era ormai formato un vero e proprio bosco di farfaraccio: qua e là cresceva un melo o un prugno, altrimenti non si sarebbe mai capito che quello doveva essere un giardino c’era solo farfaraccio, e tra le sue foglie vivevano le ultime due lumache, ormai vecchissime. Neppure loro sapevano quanto erano vecchie, ma ricordavano bene che una volta erano state moltissime, che discendevano da una famiglia di origine straniera e che il bosco era stato piantato per la loro famiglia. Non erano state mai fuori dal bosco, ma sapevano che esisteva qualcosa che si chiamava castello e che lassù venivano cucinate, e, una volta diventate nere, posate su un vassoio d’argento; quello che accadeva in seguito non lo sapeva nessuno. In realtà non immaginavano neppure che cosa volesse dire essere cucinati e messi su un vassoio d’argento, ma doveva essere una cosa bellissima e molto distinta. Né il maggiolino, né il rospo e neppure il lombrico seppero dare spiegazioni, perché nessuno era mai stato cucinato e neppure messo su un vassoio d’argento. Le lumache vivevano in modo solitario, ma felicemente, e non avendo figli avevano adottato un lumachino comune, che consideravano come la loro creatura; ma non cresceva, perché era un lumachino comune. Ai vecchi, però, e soprattutto a mamma lumaca, pareva che fosse cresciuto. Così mamma lumaca chiese a papà lumaca di tastare la Casina del lumachino, se non poteva vederla a occhio nudo, lui lo fece e riconobbe che la moglie aveva ragione. Un giorno si mise a piovere con violenza. «Senti come batte la pioggia sulle foglie di farfaraccio! » esclamò papà lumaca. «Scendono di quei goccioloni! » aggiunse mamma lumaca. «Scorrono lungo i gambi! Vedrai come si bagnerà qui! Per fortuna abbiamo la nostra bella casa e anche il piccolo ha la sua! È proprio vero che è stato fatto molto più per noi che per tutte le altre creature, siamo dei veri privilegiati. Fin dalla nascita abbiamo la casa, e il bosco di farfaraccio è stato piantato per noi. Mi piacerebbe sapere quanto si estende e che cosa c’è fuori. »

«Non c’è niente fuori» disse papà lumaca. «Non c’è posto migliore di questo, e io non desidero altro. »

«Io sì» rispose mamma lumaca «mi piacerebbe arrivare al castello, essere cucinata e messa sul vassoio d’argento. Tutti i nostri antenati l’hanno fatto e sicuramente ne vale la pena! »

«Il castello è forse andato in rovina» disse papà lumaca «oppure il bosco di farfaraccio è cresciuto tanto da coprirlo e ora gli uomini non possono più uscire. Del resto non c’è nessuna fretta, ma tu sei sempre così precipitosa, e ora comincia a esserlo anche il piccolo; da tre giorni si sta arrampicando su quel gambo, e mi gira la testa solo a guardarlo! »

«Non devi adirarti» gli disse mamma lumaca «si arrampica con prudenza, avremo grandi soddisfazioni da lui! e poi noi vecchi non abbiamo altro per cui vivere. Piuttosto hai pensato che dobbiamo trovargli una moglie? Non credi che da qualche parte del bosco di farfaraccio ci sia qualcuno della nostra specie? »

«Credo che ci siano ancora lumache nere» replicò il padre «lumaconi neri senza guscio; ma sono così volgari e pieni di arie! Possiamo dare l’incarico alle formiche, che corrono avanti e indietro come se avessero qualcosa da fare: conoscono certo una moglie che sia adatta al nostro lumachino. »

«Ne conosciamo una bellissima» risposero le formiche «ma forse non è possibile, perché è una regina! »

«Non importa! » esclamarono i vecchi. «Ha la casa? »

«Ha un castello! » risposero le formiche. «Il più bel formicaio con ben settecento corridoi! »

«Grazie tante! » replicò mamma lumaca. «Nostro figlio non deve finire in un formicaio. Se non ne conoscete altre, daremo l’incarico ai moscerini bianchi, che volano qui intorno sia con la pioggia che col sole e conoscono il bosco di farfaraccio a occhi chiusi. »

«Abbiamo una sposa per lui! » dichiararono i moscerini. «A un centinaio di passi d’uomo da qua si trova, su un cespuglio di uvaspina, una lumachina con la casa; è tutta sola e in età da marito. Sono solo cento passi! »

«Fatela venire» esclamarono i vecchi. «Lui possiede un bosco di farfaraccio, lei solo un cespuglio. »

E così andarono a prendere la signorina lumaca. Ci vollero otto giorni prima che arrivasse, ma il bello stava proprio in questo, perché così si potè vedere che era della razza giusta. Quindi furono celebrate le nozze. Sei lucciole illuminarono più che poterono, per il resto tutto si svolse con tranquillità, perché la vecchia coppia di lumache non sopportava il chiasso e la confusione. Mamma lumaca fece un bel discorso, il babbo invece non ci riuscì, perché era troppo commosso, poi diedero loro in eredità l’intero bosco di farfaraccio e ripeterono quello che avevano sempre detto: che il bosco era il migliore del mondo, che se fossero vissuti onestamente e si fossero moltiplicati, loro stessi e i loro figli sarebbero un giorno arrivati al castello e lì sarebbero stati cucinati fino a diventare neri e messi sul vassoio d’argento. Dopo il discorso i due vecchi si ritirarono nelle loro case e non uscirono più. La giovane coppia di lumache regnò nel bosco, e ebbe molti eredi; ma non venne mai cucinata e non fu mai posta sul vassoio d’argento. Per questo conclusero che il castello era andato in rovina e che la stirpe umana si era estinta. Nessuno li contraddisse: poteva benissimo essere vero. La pioggia batteva sulle foglie di farfaraccio soltanto per rallegrarli col suo tam tam, e il sole splendeva soltanto per illuminare il loro bosco. E così furono molto felici e l’intera famiglia fu felice: questo è tutto.

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Contesto

Interpretazioni

„La famiglia felice“ è una fiaba di Hans Christian Andersen che esplora temi di soddisfazione e percezione della realtà attraverso la storia di una famiglia di lumache viventi sotto le grandi foglie di farfaraccio. La fiaba inizia descrivendo come le foglie di farfaraccio, straordinariamente grandi, forniscono riparo e cibo alle lumache, creature un tempo destinate a essere un piatto prelibato nei castelli.

La storia presenta due vecchie lumache che, mentre vivono isolate nel loro bosco di farfaraccio, nutrono sogni e aspirazioni tramandate dai loro antenati: essere un giorno „cucinate e messe su un vassoio d’argento“. Questo desiderio rappresenta per loro una sorta di destino nobile e glorioso, nonostante nessuna delle creature nella storia abbia mai veramente compreso cosa comporti.

Le lumache adottano un lumachino orfano e progettano di trovargli una moglie, cosa che alla fine riescono a fare grazie all’aiuto delle formiche e dei moscerini. La giovane coppia di lumache inizia una nuova vita nel bosco, ricevendo in eredità il „migliore del mondo“ e vivendo in modo semplice ma soddisfatto.

La fiaba esplora la tematica della percezione soggettiva del proprio mondo e del proprio destino. Nonostante le aspirazioni delle lumache e le idee di grandezza trasmesse di generazione in generazione, la felicità si trova accettando la propria esistenza e trovando soddisfazione nella vita circostante. La conclusione, in cui la famiglia continua a vivere felice nel loro piccolo mondo, con l’idea che il castello e la civiltà umana siano scomparsi, sottolinea il potere della prospettiva e la capacità di trovare contentmento e significato all’interno delle proprie circostanze.

„La famiglia felice“ di Hans Christian Andersen è una favola che, come molte delle sue opere, presenta una storia semplice in superficie ma ricca di significati più profondi. La narrazione segue una coppia di lumache che vive in un bosco di farfaraccio, e riflette sulla felicità, la tradizione e la percezione della realtà.

Tradizione e Conformismo: La storia delle lumache che desiderano essere cucinate e servite su un vassoio d’argento, come facevano i loro antenati, è una rappresentazione dell’adesione cieca alla tradizione. Nonostante non abbiano idea di cosa implichi realmente essere cucinati, vedono questo destino come desiderabile perché è ciò che è stato tramandato loro. Questo potrebbe essere visto come una critica alla tendenza umana di seguire tradizioni senza metterne in discussione il significato o l’utilità.

Percezione della Realtà e Ignoranza: Le lumache vivono in un mondo limitato e ciò che sanno del castello e degli esseri umani è basato su racconti vaghi. La loro convinzione che il castello possa essere in rovina è un riflesso della limitatezza della loro comprensione. Questo tema può essere interpretato come un commento sulla natura umana di costruire narrazioni o credenze basate su informazioni incomplete o distorte.

La Felicità nel Microcosmo: Nonostante l’ignoranza e le limitazioni, le lumache riescono a trovare la felicità nel loro piccolo mondo. Questo suggerisce che la felicità non dipende necessariamente dalla grandezza o dal lusso, ma può essere trovata nella semplicità e nell’apprezzamento di ciò che si ha.

Eredità e Generazioni Future: La decisione delle vecchie lumache di crescere una famiglia e tramandare il bosco di farfaraccio suggerisce un senso di continuità e di mantenimento delle tradizioni. Tuttavia, la nuova generazione non raggiunge mai il castello, una possibile riflessione su come i sogni e le aspirazioni possano cambiare o non essere realizzati nel corso del tempo.

Relazione con l’Ambiente: La descrizione del bosco come un mondo autosufficiente per le lumache sottolinea l’importanza del loro ambiente naturale. La loro vita è intimamente legata al bosco di farfaraccio, evidenziando il legame tra creature e il loro habitat, un tema ecologico che anticipa discussioni moderne sulla sostenibilità.

In sintesi, „La famiglia felice“ gioca con l’idea di contrastare le aspettative con la realtà, incoraggiando i lettori a riflettere su come definiamo la felicità, la tradizione e la nostra comprensione del mondo. Anche se la favola è narrata attraverso l’umile esistenza delle lumache, i temi trattati risuonano ad un livello universale e atemporale.


Informazioni per analisi scientifiche

Indicatore
Valore
TraduzioniDE, EN, DA, ES, FR, IT, NL
Indice di leggibilità di Björnsson47.8
Flesch-Reading-Ease Indice11.1
Flesch–Kincaid Grade-Level12
Gunning Fog Indice19
Coleman–Liau Indice12
SMOG Indice12
Indice di leggibilità automatizzato11.6
Numero di caratteri2.576
Numero di lettere2.071
Numero di frasi21
Conteggio parole426
Parole medie per frase20,29
Parole con più di 6 lettere117
Percentuale di parole lunghe27.5%
Sillabe totali882
Sillabe medie per parola2,07
Parole con tre sillabe133
Parole di percentuale con tre sillabe31.2%
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